Mercoledì 26 gennaio, alle ore 20.45, CittA@ttiva presenta al Teatro Rasi di Ravenna, il film di Gabriele Vacis “La paura siCura”, prodotto dal centro internazionale Inteatro di Polverigi (AN) e dal Forum Italiano per la Sicurezza Urbana.
Un giro d’Italia in 6 tappe da nord a sud che oggi diventa un film e che verrà presentato dal regista Gabriele Vacis e dagli operatori di CittA@ttiva.
Per info: 335 1802940 (Stefania o Andrea) o cittattiva@comune.ra.it
Guarda il trailer del film.
Il progetto, in Italia e a Ravenna
Il progetto ha costruito idealmente e materialmente un viaggio in Italia attraverso sei laboratori teatrali in altrettante città del Paese: Catania, Genova, Montegranaro, Ravenna, Schio, Settimo Torinese. Ciò ha permesso di verificare le paure nei diversi contesti, per le diverse età dei soggetti coinvolti, in riferimento alle diverse criticità che venivano affrontate: da quelle più intime, esistenziali e adolescenziali di tanti ragazzi; a quelle derivanti dai mutamenti che le nostre città grandi, medie e piccole hanno affrontato in questi anni; a quelle, drammatiche, del degrado e della criminalità diffusa e organizzata.
A Ravenna Gabriele Vacis ha realizzato interviste a 60 persone, tra le quali anche il primo cittadino Fabrizio Matteucci, grazie all’organizzazione di CittA@ttiva, il servizio comunale di mediazione sociale e dei conflitti. Grazie alla collaborazione dell’Archidiocesi, inoltre, sono state realizzate anche stupende riprese alle volte del Mausoleo di Galla Placidia.
Tante le persone che hanno partecipato, a Ravenna, alla riflessione collettiva sulle paure dell’oggi, che vengono ritratte a volte in maniera scanzonata (la sicurezza che annoia, la paura che viene a guardare i telegiornali…) a volte nella loro drammaticità (la vita del quartiere Librino di Catania, l’ingresso in un appartamento di una prostituta a Genova…).
Quali paure tra Nord e Sud?
“Nel Nord opulento la paura dei giovani intervistati è non avere abbastanza coraggio per affrontare la vita. I giovani percepiscono di dover affrontare una vita più grama di quella dei genitori, senza possedere la disponibilità al sacrificio e la predisposizione alla sofferenza delle generazioni precedenti, degli immigrati dal Sud o dal Polesine. A Catania – nel quartiere degradato del Librino sono girate le migliori scene del film- il timore è la rassegnazione, l’assenza di un desiderio che non sia sfuggire il degrado, i topi e gli scarafaggi, la mancanza di un lavoro che non sia la manovalanza per la malavita, in una città amministrata in maniera degradante che però ogni volta riconferma alle urne la stessa amministrazione. Sicurezza e paura sono quasi un’endiadi, una coppia di parole chiave, che Vacis indaga facendo raccontare agli italiani la paura degli immigrati, e agli immigrati (comprese le prostitute dei bassi di Genova) la paura degli italiani. E quando la segretaria dell’assessore alla sicurezza di Genova spiega che il suo lavoro è far convivere le persone, la domanda dei ragazzi di Settimo viene spontanea: “Perché allora si chiama assessorato alla sicurezza e non alla convivenza?”.
GABRIELE VACIS
Al suo secondo docufilm, è il regista che ha cambiato il teatro civile italiano grazie a “Vajont” e “Olivetti”.