Tratto da un articolo di Maria Cristina Marchetti su Labsus – www.labsus.org
Per maggiori informazioni sul Collaborative Consumption, potete anche visitare questo sito.
Il consumo collaborativo: nuove esperienze di consumo fondate sulla fiducia
Le direttrici dei cambiamenti culturali di lungo periodo possono essere lette a partire da alcune avvisaglie che si manifestano in specifici comportamenti quotidiani. Nelle nostre società tali segnali sono ancora più significativi se provengono da un settore quale l’economia che rappresenta in maniera esponenziale i valori portanti delle nostre società. Sulle pagine di labsus.org (da cui parte di questo articolo è tratto) si sono già occupati della “Weconomy”, un modello economico alternativo che si fonda sul “Noi” anziché sull’ “Io”. Allo stesso modo, la diffusione di un filone di consumo che fa perno su dinamiche collaborative, presenta degli interessanti spunti di riflessione. Questo fenomeno è stato anche analizzato in un libro di recente pubblicazione “What’s mine is Yours” che passa in rassegna i diversi aspetti del “collaborative consumption”.
Una nuova era è alle porte fondata sulla fiducia tra estranei, sull’accesso invece del possesso.
Quello che è mio è tuo”
Non mancano esempi interessanti di questa nuova tendenza. Frecycle è un network mondiale composto da 4.917 gruppi con 8.159,387 membri che si basa sull’idea che ogni oggetto possa essere riciclato e ciò che non è più utile a qualcuno può esserlo per altri. È così sorta una rete di scambio di oggetti al fine di evitare che finiscano in una discarica prima che sia terminato il loro ciclo di vita. Allo stesso modo Airbnb è un network globale che offre soggiorni in case messe a disposizione da gente del posto a prezzi competitivi; o sistemi di car sharing come Zipcar o Whipcar, dove le macchine però appartengono a singoli proprietari; anche la terra per coltivare può essere condivisa su Landshare, un network che fa incontrare proprietari di terra e appassionati di agricoltura. Si tratta di una cultura della dematerializzazione, rivolta ad una nuova generazione che non vuole il prodotto, ma i benefici che se ne traggono.
A Ravenna
Villaggio Globale è nato proprio come laboratorio di idee per creare forme di economia innovative ed alternative. Il commercio equosolidale è una risposta allo sfruttamento di milioni di persone nel Sud del Mondo. Il consumo critico e i gruppi di acquisto solidale strumenti per districarsi dagli inganni delle aziende, per scegliere quelle meritevoli, e anche per risparmiare!
Alla ricerca di uno stile di vita consapevole e solidale, anche a livello locale stiamo concretizzando anche l’economia della fiducia, delle relazioni e dello scambio.
Scambio: iniziate a mettere da parte gli oggetti per le prossime Fiere del Baratto, previste per il 1 Maggio e l’8 Ottobre in occasione della Notte d’Oro!
Relazioni: partono da Marzo i “percorsi form@ttivi” a CittA@ttiva. Professionisti o appassionati insegneranno ai partecipanti ad utilizzare software (photoshop, illustrator, final cut) per montare video o fare volantini; per concretizzare nella vita quotidiana le teorie della sostenibilità e del risparmio energetico; per riciclare stoffe nel corso di cucito “creativo o emozionale”… e tanto altro!
I docenti sono Roger Bema, Stefania Pelloni, Roberto Pasini, Vera Graziani, Patrizia Preda, Mirella Fanti… La quota di partecipazione è bassa per favorire l’adesione di tante persone e verrà devoluta in parte ai progetti di riuso.
Informazioni ed iscrizioni: cittattiva@comune.ra.it, cell. 349 1314748
Inoltre, il 17 febbraio, per festeggiare il 5° Hudertwasser Day, abbiamo ospitato nella sede di Città@ttiva un incontro in cui si è parlato di cohousing, confrontandoci con persone che hanno già avviato questa esperienza a Forlì e a Ferrara. Leggi la news qui.
La fiducia è il segreto
Già Rifkin, nel suo libro L’era dell’accesso (2000) aveva segnalato la fine di un’era fondata sulla proprietà a cui ne seguiva una fondata sull’accesso. Allo stesso modo, se il XX secolo è stato l’epoca dell’iper consumo, il XXI secolo sarà quello del consumo collaborativo: “una nuova era fondata sulla fiducia tra estranei, sull’accesso invece del possesso”, come recita lo slogan di presentazione del volume.
Fondate sulla tecnologia peer-to-peer, queste nuove forme di consumo producono un cambiamento non solo in ciò che si consuma, ma in come si consuma. La sfera dei consumi è da sempre un campo d’applicazione privilegiato dei cambiamenti socio-culturali. Il consumo oggi si interroga sul senso delle cose e ridefinisce il rapporto tra l’uomo e gli oggetti di cui si circonda. Superata la logica dell’ostentazione, ma anche quella dell’autorealizzazione personale, ora riscopre uno spirito comunitario, dove non si consumano più i beni, ma si scambiano, barattano, commerciano in specifici marketplace, progettati come mercati del passato.